Lo scorso 21 aprile, Google ha avviato un'importante modifica nel metodo di valutazione dei risultati delle ricerche: quando gli utenti compieranno una ricerca su Google, esso tenderà a favorire le pagine web configurate per la visualizzazione su smartphone. Da ciò, "Mobilegeddon".
È giunto dunque il momento, per milioni di esercizi commerciali e aziende, di vedersi eclissare nelle buie pagine, dalla seconda in poi, dove nessuno guarda mai? Prima di chiamare Bruce Willis, vediamo di fare un po' di chiarezza. Innanzitutto, è bene specificare che le valutazioni di Google non riguardano i siti nella loro interezza, bensì le pagine: ciò implica che lo stesso sito possa vedere talune pagine arretrare nei risultati per un dato argomento e altre no.
Questo può avvenire perché le seconde magari sono già strutturate in modo funzionale alla visualizzazione su piccolo schermo e le prime no.
Cosa succederà esattamente a quelle non ottimizzate? Scompariranno? Sicuramente no, ma perderanno terreno, sorpassate da quelle già strutturate con un design adattabile.
Ed ecco il colpo di scena: questa evoluzione dei criteri riguarda solo ed esclusivamente le ricerche effettuate da mobile.
Per lo stesso argomento, la versione smartphone (e tablet) e la versione desktop del motore di ricerca potrebbero restituire risultati molti diversi: i primi terranno conto del nuovo metodo, i secondi no.
Dopo queste considerazioni, il "Mobilegeddon" potrebbe sembrarvi più come il bluff del 2012 dei Maya, ma vi suggeriamo di non sottovalutarlo: con il 60% del traffico online generato da dispositivi mobili, forse è davvero giunto il momento di dotarsi di un sito responsive, che ne dite?
Fonti: Wired.it